Animali

Gli unicorni sono esistiti?

Gli unicorni sono esistiti?

L’unicorno è una creatura mitologica che viene spesso raffigurata come un animale simile a un cavallo ma con un unico corno sulla fronte. Il corno è storicamente simbolo di grazia e purezza in varie culture e folklore. Queste creature mitologiche erano però già rappresentate nelle incisioni della civiltà della valle dell’Indo 4.000 anni fa. Si tratta quindi di una fantasia molto antica o è un indizio che gli unicorni sono esistiti?

Gli unicorni sono esistiti… in un certo senso

Contrariamente a quanto si possa immaginare, si, gli unicorni sono esistiti, anche se non proprio come vorremmo. Per capire meglio bisogna quindi parlare dei simboli e del fascino di queste creature mitologiche.

Non solo un essere magico

Che si tratti di un’animale portafortuna, e simbolo di mondi meravigliosi tutto il fascino di un unicorno si concentra, chiaramente, tutto attorno al suo corno. Ci sono tuttavia altre interpretazioni di questo fiabesco animale

Come notato dell’autore argentino Jorge Luis Borges, nel corso del tempo e attraverso diverse rappresentazioni, il concetto di unicorno rimane essenzialmente lo stesso: un cavallo con un corno sulla fronte. Nonostante possano esserci variazioni nella rappresentazione artistica o nelle descrizioni dell’unicorno, la sua essenza fondamentale rimane sempre la stessa: un cavallo con un corno sulla fronte. Borges sottolinea in poche parole come questo simbolo non non sia molto cambiato nel tempo.

Nel corso dei secoli l’unicorno, nei miti, nei racconti e nelle fiabe è arrivato a simboleggiare un po’ di tutto: L’unicorno è stato simbolo di lussuria peccaminosa fino addirittura a rappresentare la purezza personificata di Gesù Cristo. Nel frattempo, però, lo scopo, la funzione del suo unico corno non è mai stata del tutto chiarita. È però possibile avanzare delle ipotesi biologiche sul perché questi fantasiosi animali siano dotati di questo favoloso corno.

Per cominciare, possiamo da subito escludere una qualunque proprietà magica. Gli unicorni non rendono l’acqua dei ruscelli dove bevono pura e non curano gli eroi feriti grazie al loro corno. Allo stesso modo, la bizzarra escrescenza sulla fronte di questi cavalli non ci metterà in contatto con esseri ultraterreni come fosse una sorta di antenna in grado di inviare e ricevere segnali tra questo mondo e altre dimensioni.

Tuttavia, l’idea di un’antenna sulla fronte non è così inverosimile.

Si può dire che il Narvalo possa essere l’essere vivente che più si avvicina ad un unicorno nel mondo acquatico.


L’unicorno più famoso del mondo naturale e soprattutto reale è quindi il narvalo (Monodon monoceros), un animale acquatico con una sola zanna che vive nell’Artico.

Questo corno, o per meglio dire, questa zanna, non possiede alcun potere magico. In realtà non è neanche un corno ma un dente di grandi dimensioni che cresce attraversando la faccia di questa creatura.

Lo scopo esatto della zanna rimane ancora argomento di controversia scientifica. C’è chi sostiene potrebbe funzionare come un organo di senso poiché è carico di terminazioni nervose sensibili. Altri ricercatori teorizzano invece che i narvali utilizzino la zanna per per localizzare e cacciare pesci, gamberetti e calamari.

Tuttavia, tutte queste spiegazioni su ipotetiche capacità sensoriali delle zanne dei narvali sono messe in discussione dal fatto che questo corno raramente è presente negli esemplari femmina.

Il rinocertone ci aiuta a capire l’Unicorno

Per quali scopi un unicorno dovrebbe usare il suo corno? Accoppiamento o autodifesa?

Forse solo gli unicorni maschi possono vantare il corno come mezzo per combattere con rivali in amore o per comunicare la loro maturità sessuale a potenziali compagne. Quest’ultima ragione, almeno, concorderebbe con gli scritti dello storico greco Ctesia del V secolo a.C., che descrive il corno dell’unicorno di colore rosso, nero e bianco. Questi colori decisamente vistosisuonano come un evidente richiamo di accoppiamento.

L’altra ovvia possibilità è il corno, sia per l’unicorno un mezzo per difendersi dai predatori, come gli umani o il suo leggendario rivale, il leone. Questa spiegazione dell’uso di un corno corrisponde a una delle controparti del mondo reale più strettamente associate alla creatura: il rinoceronte.

Gli unicorni dell’arte medievale europea erano un gruppo dall’aspetto docile, ma i testi più antichi descrivevano una creatura più spaventosa.

L’autore romano del I secolo Plinio il Vecchio scrisse che un unicorno non poteva essere catturato vivo, e altri lo descrivevano come una creatura capace di sconfiggere i leoni..

Unicorni siberiani: il vero unicorno

Gli unicorni sono esistiti davvero, ma non si trattava di quelli magici e scintillanti che si possono trovare sulle copertine dei quaderni mentre scendono da un arcobaleno. Secondo gli scienziati, questi animali conosciuti come unicorni siberiani, vagavano per la Siberia occidentale migliaia di anni fa.

Conosciuto come Elasmotherium Sibiricum, l’unicorno siberiano presenta un affascinante quanto evidente contrasto con l’unicorno così come lo conosciamo. A differenza di queste creature simili a cavalli con un solo corno sulla fronte, l’unicorno siberiano era un vero mammifero preistorico anche se più somigliante ad un rinoceronte.

Questi unicorni della vita reale non assomigliavano affatto a quelle creature fatate che conosciamo oggi. Gli esemplari di Elasmotherium Sibiricum pesavano fino a due volte di più dei rinoceronti e avevano gobbe sporgenti sulle spalle.

Gli unicorni sono esistiti sotto forma di Elasmotherium Sibiricum

Gli scienziati stimavano che l’Elasmotherium Sibiricum se ne andasse in giro tra il tardo Pliocene e l’inizio del Pleistocene, che va da circa 2,6 milioni a 200.000 anni fa. Tuttavia, ricerche più recenti e prove fossili suggeriscono che questi sgrazieati veri unicorni in realtà erano presenti sulla terra anche più di recente, con alcune stime che ne collocano l’esistenza tra 35.000 e 39.000 anni fa .

L’unicorno rinoceronte alla fine è andato incontro all’estinzione a causa di una combinazione di fattori, tra cui il cambiamento delle condizioni climatiche e i cambiamenti nella vegetazione. Con l’alterazione dell’ambiente, i suoi habitat e il suo pascolo sono diminuiti non riuscendo ad adattarsi ai troppi cambiamenti. Nonostante le sue dimensioni robuste e il corno unico, quindi le pressioni di un ecosistema in trasformazione hanno portato alla sua scomparsa dalla Terra.