I virus che sono comuni nella nostra vita sono arrivati nel corso di millenni di evoluzione ma in passato li abbiamo “scambiati” con altri.
Le ricerche scientifiche che riguardano i virus del passato hanno fatto luce su moltissimi meccanismi che ci hanno portato ora ad ammalarci nel modo che conosciamo bene.
Altre ricerche scientifiche stanno invece esaminando quello che potrebbe succedere se, a causa dei cambiamenti climatici, il permafrost dovesse sciogliersi e liberare virus che invece hanno dormito dai tempi dell’ultima glaciazione. Tra le ultime ricerche pubblicate ce n’è però una che svela un retroscena che torna indietro a circa 40.000 anni fa, quando la nostra specie così come la conosciamo viveva a contatto con i cugini di Neanderthal.
Lo studio condotto su alcuni resti trovati nei Monti Altai, uno dei luoghi di riferimento per lo studio dell’uomo di Neanderthal dimostra l’importanza di questo sito. La qualità dei reperti rintracciata all’interno delle grotte dei Monti Altai, che tanti chiamano comunemente Montagne Dorate, continua a stupire positivamente la comunità scientifica.
Tra le ultime scoperte la possibilità di riunire, anche se solo virtualmente, membri di una stessa famiglia morti in alcune delle caverne dei Monti Altai e che sono stati identificati attraverso l’esame del DNA. Ma la scoperta più recente riguarda alcuni virus che sono stati rintracciati dentro il materiale genetico di un osso appartenuto a una rappresentante della specie dell’uomo di Neanderthal.
Virus che, questo è quello che ha sorpreso gli scienziati, fanno parte della famiglia degli herpes virus e soprattutto sono a quanto pare arrivati agli uomini di Neanderthal attraverso i nostri antenati. Non c’è stata quindi nessuna contaminazione da parte di altri animali, una teoria diffusa, ma un contatto tra homo sapiens e uomo di Neanderthal che ha portato alla diffusione di questi patogeni.
L’arrivo dei patogeni nelle comunità degli uomini di Neanderthal, più fragili dal punto di vista genetico, deve aver provocato molti problemi. Tra i motivi per cui discendiamo dagli homo sapiens e non dagli uomini di Neanderthal c’è infatti il fatto che l’homo sapiens viveva in ambienti naturali dove il contatto con altri animali portatori di virus e batteri era più facile e permetteva di sviluppare una resistenza genetica e quindi sopravvivere.
Rispetto ad altre scoperte scientifiche di questo tipo, l’interesse riguarda la storia più che la potenzialità virulenta di quello che è stato rintracciato nei resti fossili. Quello che hanno sottolineato infatti gli esperti è che i brandelli di DNA di patogeni ritrovati all’interno del materiale esaminato sono del tutto inerti e quindi non possono infettare più nessuno. La loro presenza serve a dare una prospettiva nuova al periodo in cui i nostri antenati hanno iniziato a prendere il sopravvento e altre specie di ominidi sono lentamente sparite dalla storia.
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