Il fenomeno dei messaggi truffa su WhatsApp sta perdendo il controllo: il lato oscuro del web e come difendersi.
“Hei ciao, come stai?”: un messaggio semplice, che può nascondere un pericolo non indifferente. Perché non rispondere? È possibile che quella persona voglia sapere come stiamo e, soprattutto, perché mostra così tanta confidenza con noi? Forse questa è l’occasione giusta per arrotondare un po’ le entrate economiche o, perché no, trovare l’amore? I dubbi affollano la mente quando si viene contattati su WhatsApp da numeri apparentemente innocui.
Tuttavia, dietro a questi messaggi si cela un mercato losco, caratterizzato da economia illegale, pedofilia e altre forme di abuso. Un universo, questo, che è importante conoscere, poiché, nella maggior parte dei casi, il meccanismo emotivo attuato può avere conseguenze psicologiche ben più gravi del semplice svuotamento del conto corrente.
A tal proposito, la dottoressa Barbara Strappato, vicedirettrice della Polizia Postale, ha fornito preziose informazioni al Quotidiano Nazionale, svelando il meccanismo delle truffe su WhatsApp, il mercato dei dati personali e le diverse estorsioni di tipo sessuale ed economico in corso.
Le truffe su WhatsApp possono spaziare da proposte di lavoro allettanti a veri e propri adescamenti amorosi. In quest’ultimo caso, la truffa inizia spesso con un messaggio che sembra amichevole o curioso. Queste conversazioni sono progettate per abbattere le difese e avviare una comunicazione che può rapidamente evolversi in una truffa ben orchestrata. I truffatori creano infatti una connessione emotiva con la vittima per poi chiedere denaro o informazioni sensibili.
Le vittime di queste truffe sono spesso sia giovani che anziani. I bambini, a partire dai 9 anni, possono essere indotti a inviare foto intime, che vengono poi vendute su piattaforme pornografiche. Gli anziani, invece, possono cadere preda di estorsioni amorose, inviando denaro ai truffatori dopo essersi fidati della loro apparente buona fede.
Visto un fenomeno in costante crescita, gli investigatori della Polizia Postale analizzano i messaggi e tracciano numeri di telefono e indirizzi IP. Spesso, i dati personali sono venduti dai servizi a cui ci siamo registrati: e-commerce, quotidiani e altri. Le indagini hanno portato a operazioni globali, con arresti in paesi come Nigeria e Marocco, e la collaborazione continua con organizzazioni come Interpol ed Europol.
Si tratta di una situazione che viene gestita e diffusa soprattutto nel dark web, in maniera del tutto illegale. Ma come difendersi?
Come si dice, prevenire è meglio che curare. Come suggerito dalle forze dell’ordine, è fondamentale non rispondere a messaggi sospetti e segnalare immediatamente qualsiasi attività dubbia. Se si sospetta di essere vittima di una truffa, è importante bloccare e segnalare il numero al sito della Polizia Postale (www.commissariatodips.it) è essenziale.
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