Che cos’è l’ossigeno oscuro, perché si chiama così e dove lo hanno scoperto? Ecco alcune interessanti info su questa novità
Viviamo in un mondo in continua evoluzione, un mondo in cui avvengono scoperte ogni tot anni, frutto di ricerche che posson durare anche decenni.
Nel corso di secoli e secoli, di scoperte ce ne sono state tante, di invenzioni altrettante, e forse anche questo rende così affascinante il nostro percorso sulla Terra. Un percorso in cui non si finisce mai di imparare, di conoscere, di scoprire nuove risorse, potenziali e non.
Cose che sembravano impensabili sono diventate realtà ed è oltremodo possibile che occorreranno molte altre importanti scoperte che cambieranno la nostra vita sulla Terra. L’essere umano è da sempre portato per la scoperta, per le nuove esperienze, e la sua curiosità lo ha condotto in territori inesplorati, a tentare imprese impossibili e anche a trovare nuovi modi per sopravvivere.
Di recente, gli scienziati hanno fatto una scoperta molto interessante, che riguarda un elemento fondamentale per la nostra sopravvivenza sulla Terra: l’ossigeno oscuro.
Sappiamo quanto l’ossigeno sia vitale per noi esseri umani, ma che cos’è l’ossigeno oscuro?
L’ossigeno è arrivato nell’atmosfera, all’incirca 2.5 miliardi di anni fa. Tuttavia, finora la teoria che più sembrava attendibile era quella che l’ossigeno fosse giunto nell’atmosfera per via della fotosintesi, in particolare di piante e alghe. Tuttavia, come sappiamo, gli studi degli scienziati sono continui.
In base a un nuovo studio apparso su Nature Geoscience, come riporta Focus, la suddetta teoria è messa in discussione. Secondo questa ricerca, ci sono rocce sul fondo dell’oceano che possono produrre ossigeno anche se non c’è luce. Da qui, il nome di “ossigeno oscuro“.
La scoperta è occorsa dieci anni fa, mentre si eseguivano delle ricerche nell’Oceano Pacifico. Gli scienziati hanno trovato ossigeno nei campioni trovati nel fondale. Ora, la domanda è come facciano delle rocce sottomarine a generare ossigeno e a quanto pare, lo ottengono tramite acqua. Tra i metalli che creano i cosiddetti noduli metallici vi sono nickel, manganese, cobalto, usati per realizzare batterie. Tali noduli, se immersi in acqua marina, creare corrente elettrica, con più rocce vicine tra loro.
La corrente che si crea in questo contesto porta alla rottura dell’acqua e alla creazione di ossigeno. Ergo, questo lascia spazio a molte domande, a cui i ricercatori dovranno dare risposta nel corso del tempo.
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