Coronavirus Covid-19

Le origini del complotto. Perché si crede che il SARS-CoV-2 sia costruito in laboratorio?

Coronavirus è stato creato in laboratorio

Voci sempre più resilienti continuano ad affermare che SARS-CoV-2, il nuovo coronavirus che causa la malattia COVID-19, sia stato creato in laboratorio. La maggior parte delle affermazioni sostengono che il virus sia stato rilasciato accidentalmente da un laboratorio di ricerca di malattie infettive di alto livello a Wuhan, in Cina (la presunta origine dell’epidemia) e alcuni suggeriscono che il virus stesso sia stato progettato lì per essere una “arma biologica“.

Le origini delle teorie del complotto

Quando le prime notizie di quello che sarebbe poi diventato noto come COVID-19 si diffusero dalla la città di Wuhan alla fine del 2019, una cosa in comune tra molti dei primi pazienti colpiti era che erano stati al mercato del pesce di Huanan, un mercato di animali vivi che si pensa possa essere il punto d’origine dell’epidemia COVID-19. Wuhan, una città di oltre 11 milioni di abitanti, ha almeno due laboratori di ricerca sulle malattie infettive. Uno, il Centro Wuhan per il controllo e la prevenzione delle malattie, è a meno di due chilometri dal mercato di Huanan. L’altro, lo State Key Laboratory of Virology (a volte indicato come Wuhan Institute of Virology), è un laboratorio di livello 4 di sicurezza biologica (BSL-4) certificato per gestire i patogeni più mortali del mondo. Questo laboratorio ad alta sicurezza si trova a circa 11 Km dal mercato Huanan. Mentre lo State Key Laboratory of Virology ha lavorato con i coronavirus, non sembra che il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (quello vicino al mercato) abbia pubblicato qualsiasi ricerca sull’argomento prima della pandemia. Entrambi i laboratori, tuttavia, hanno studiato campioni virali provenienti da pipistrelli. Il lavoro di ricerca virologica coinvolge spesso i pipistrelli, perché rappresentano un ottimo vettore di virus rispetto ad altri mammiferi. La ricerca sui coronavirus è al centro degli sforzi scientifici della Cina sin dall’epidemia di SARS del 2002, causata anch’essa da un coronavirus.

La vicinanza di questi laboratori al mercato ittico di Huanan e correlazione di questi laboratori con la ricerca di malattie infettive sono gli unici elementi fattuali alla teoria del “creato in un laboratorio”. La vicinanza alla presunta zona di innesco è l’unico argomento indiscutibile, rispetto ad altri che appaiono piuttosto speculativi o farciti di false affermazioni scientifiche. Ad esempio, è vero che il governo cinese ha nascosto, minimizzato e travisato ai suoi cittadini e al mondo la minaccia rappresentata dal nuovo coronavirus. È speculativo, invece, affermare, come ha fatto il senatore degli Stati Uniti Tom Cotton, che queste azioni siano state fatte per coprire una fuga da un laboratorio.

È quantomeno azzardato concludere che il governo cinese stia nascondendo qualcosa solo osservando che laboratori di virologia siano vicini, o quasi, a un mercato in cui sono stati identificati i primi casi di COVID-19. Spessissimo, questa lacuna è stata colmata dai sostenitori di un virus creato in laboratorio, con tesi scientifiche scricchiolanti o del tutto false.

Uno studio scientifico ha confermato che il coronavirus è fuoriuscito da un laboratorio?

Un documento datato febbraio 2020, erroneamente descritto da diversi media come uno “studio scientifico“, fornisce le presunte prove scientifiche che questo virus sia fuoriuscito da un laboratorio.

Questo documento evidenzia semplicemente la vicinanza tra il mercato del pesce e i laboratori e ha affermato di avere notizia di altri casi in cui agenti virali sono sfuggiti ai laboratori biologici di Wuhan in passato. Con questi due elementi, la metà dei quali reali, gli autori giungono alla profonda conclusione che il coronavirus killer probabilmente ha avuto origine da un laboratorio a Wuhan. Mentre i virus SARS sarebbero invece fuggiti da un laboratorio di Pechino.

I dati di questo “studio”, provenivano da un notiziario cinese che descriveva il lavoro di un ricercatore Tian Junhua presso il Centro Wuhan per la ricerca, il controllo e la prevenzione delle malattie. Nel 2012 e 2013, Junhua ha catturato e campionato circa 10.000 pipistrelli nel tentativo di decodificare la storia evolutiva dell’hantavirus. In due casi, questo ricercatore si è auto-messo in quarantena dopo essere stato morso o essere entato accidentalmente a contatto con le urina di un pipistrello potenzialmente infetto. Questi eventi, secondo lo studio del 2013, si sono verificati durante gli studi e non hanno nulla a che fare con la capacità di entrambi i laboratori di conservare agenti infettivi. Il documento afferma anche, senza fornire prove che i rifiuti infettivi sono stati semplicemente gettati come normale spazzatura.

In sintesi, questo documento che è stato pubblicato per la prima volta e successivamente eliminato dal sito web accademico di social network ResearchGate, non aggiunge altro che disinformazione al dibattito sulle origini del nuovo coronavirus e non deve essere comunque considerato un vero studio scientifico.

Il nuovo coronavirus contiene geni correlati all’HIV?

Un’altra linea di ragionamento pseudoscientifico è rappresentata dalle affermazioni secondo cui il virus è troppo perfetto per infettare l’uomo per essere solo un virus di origine naturale. Il 2 febbraio, un team di ricercatori indiani ha rilasciato la bozza non corretta un articolo che affermava di aver trovato somiglianze “inquietanti” tra le strutture di aminoacidi in SARS-CoV-2 e HIV. “La scoperta”, hanno sostenuto, “è rende improbabile che il virus sia una naturale evoluzione” implicando quindi un intervento di ingegneria umana sul nuovo virus. Il documento è stato rapidamente ritirato dagli autori, sostenendo di essere stati troppo affrettati nello studio arrivando a trarre una conclusione imprecisa e forse del tutto errata. Robert Garry, un esperto di malattie infettive all’Università di Tulane che ha affermato che “le famigerate sequenze in comune con l’HIV sono molto brevi, niente più di una casualità”.

SARS-CoV-2 è un virus “Chimera” costruito da HIV, influenza e SARS?

L’8 marzo 2020 (e di nuovo il 22 marzo), dopo che il suddetto documento sull’HIV è stato ritirato e smentito, Joseph Mercola, un guru della medicina alternativa dal suo sito web Mercola.com, ha pubblicato una “intervista all’esperto” con Francis Boyle, un avvocato senza formazione in virologia. Questa intervista è riuscita a fondere tutte le false affermazioni scientifiche già note in una narrazione che è stata ampiamente condivisa online. In quell’intervista, Boyle affermò:

Il virus COVID-19 è una chimera. Hanno combinato la SARS, un coronavirus già noto, insieme al materiale genetico dell’HIV e il virus dell’influenza.
C’è questa struttura di livello di biosicurezza 4 lì a Wuhan. È il primo in Cina ed è stato appositamente creato per gestire il coronavirus della SARS. La SARS è fondamentalmente una versione potenziata in laboratoio del coronavirus.
Prima della SARS si sono verificate altre perdite da questa struttura, e in effetti gli scopi di queste strutture BSL-4, in base alla mia esperienza, sono la ricerca, lo sviluppo, i test e lo stoccaggio di armi biologiche offensive.

Francis Boyle
Avvocato per i diritti umani

Come dichiarato esplicitamente in questa intervista dallo stesso Boyle, le sue conoscenze non derivano dal fatto di aver lavorato per il governo degli Stati Uniti, ne di avere accesso a qualsiasi tipo di informazione segreta. Non è chiaro, quindi su quale principio basino le sue affermazioni.

«Lo scopo dei laboratori BSL-4», riferisce sempre Robert Garry, «è quello di progettare le contromisure (diagnostica, farmaci e vaccini) per questi agenti patogeni». Garry ha aggiunto di conoscere “molti scienziati americani che collaborano con l’Istituto di virologia di Wuhan” e che questo laboratorio non è attrezzato per lo sviluppo di armi biologiche.

Alla fine della fiera, insomma, rimane valida e provata una sola affermazione: il centro ipotetico dell’origine dell’epidemia, è poco distante da un laboratorio di ricerca sulle malattie infettive.

Ma allora la scienza può fornire prove che il virus non sia stato creato in laboratorio?

I virus, sono minuscoli frammenti di DNA o RNA ricoperti di proteine ​​che si inseriscono nelle cellule di un organismo. Una volta lì, il virus consuma le risorse di una cellula e si replica. La cellula muore e il materiale virale appena creato è quindi libero di infettare altre cellule. Sebbene i virus si evolvano attraverso una selezione naturale come gli organismi viventi, la loro incapacità di produrre energia attraverso il metabolismo generalmente impedisce loro di essere considerati esseri viventi.

I coronavirus sono una classe di virus RNA protetti da un involucro esterno di materiale lipidico. I coronavirus in particolare, hanno punte che vengono fuori da questo involucro. Queste caratteristiche punte, aiutano nell’infezione delle cellule.

Fino ai primi anni 2000, l’interesse scientifico nei confronti dei coronavirus umani era limitato, poiché sembravano in grado di essere responsabili di lievi sintomi d raffreddore. L’epidemia di SARS del 2002, causata da un coronavirus, però, ha stravolto questa convinzione. Questo particolare coronavirus della SARS 2002, ha avuto una nuova evoluzione: la capacità di quelle punte di legarsi a una sostanza chimica nel sangue umano chiamata Enzima Convertitore dell’Angiotensina 2 (ACE2). Questo adattamento, sostengono gli scienziati, è ciò che ha permesso al coronavirus SARS di fare il balzo da un animale riuscendo ad infettare anche l’essere umano.

Anche il nuovo coronavirus, SARS-CoV-2, possiede questo adattamento, ma in una variante ancora più forte. I contorni netti dei picchi nel SARS-CoV-2 gli consentono di aderire in maniera molto più salda agli ACE2 rispetto al vecchio coronavirus della SARS. Il nuovo coronavirus ha anche un’ulteriore evoluzione che lo più adatto ad infettare l’uomo. Le proteine ​​Spike (le punte della corona) sono composte da due metà e si attivano solo quando si rompe un “ponte” chimico. In SARS-CoV-2, il ponte che collega le due metà può essere facilmente tagliato da un enzima chiamato furina, che è costituito da cellule umane e che si trova in molti tessuti. Non solo questi picchi si legano fortemente alle cellule umane, ma la sostanza chimica richiesta per attivare questi picchi è prevalente in tutto il corpo umano.

Queste due evoluzioni sono le caratteristiche del coronavirus che danno il la alle speculazioni secondo le quali SARS-CoV-2 sia stato progettato per uccidere. Il problema, secondo un team di ricercatori che ha analizzato il genoma di SARS-CoV-2 per un articolo su Nature Medicine, è che se qualcuno volesse progettare un virus con i mezzi oggi disponibili per la scienza, gli scienziati non avrebbero potuto farlo così come la natura ha fatto, perché non sarebbe stato per loro tecnicamente possibile.

Oltre un decennio di ricerche a seguito del primo focolaio di SARS ha permesso agli scienziati di sviluppare modelli computerizzati che prevedono, tra le altre cose, a quali sostanze chimiche umane un coronavirus potrebbe in teoria legarsi e quanto forte sarebbe questo legame. Quando i ricercatori hanno inserito il nuovo coronavirus in questi modelli, il computer ha previsto correttamente che andrà a legarsi all’ACE2, ma i modelli concludono in maniera errata che questo legame debba risultare più debole della SARS-1, e invece così non è. In altre parole, se gli scienziati avessero voluto creare un coronavirus mortale come arma biologica, gli strumenti a loro disposizione avrebbero suggerito che il SARS-CoV-2 sarebbe stata una perdita di tempo. Questa, sostengono gli autori dello studio, è la prova che l’adattamento del picco è “molto probabilmente il risultato della selezione naturale“.

Anche se il virus animale noto più simile al SARS-CoV-2 si trova attualmente nei pipistrelli, coronavirus simili sono stati trovati anche nei pangolini, una specie di formichiere. Sebbene meno simili nel loro insieme, questi virus dei pangolini hanno una genetica simile a quella del nuovo coronavirus umano. Questa, dicono, è un’ulteriore prova della selezione naturale. «Questi virus dei pangolini sono stati sequenziati dopo lo scoppio della pandemia di COVID», spiega Garry di Tulane, autore del documento su Nature Medicine, «quindi sì, si tratta di una evoluzione naturale che nessuno in un laboratorio avrebbe o avrebbe potuto progettare».

Per quanto riguarda il secondo notevole adattamento SARS-CoV-2, quello che consente a una sostanza chimica presente nel sangue umano di attivare i picchi di coronavirus, non è stato ancora trovato in natura.

Sebbene i ricercatori non abbiano ancora un’idea chiara dell’origine esatta o della storia evolutiva della SARS-CoV-2, gli autori dell’articolo di Nature Medicine forniscono due scenari potenziali, descritti dal direttore del National Institutes of Health Francis Collins:

Un paio di ipotesi sull’origine del nuovo coronavirus

Primo scenario. Man mano che il nuovo coronavirus si è evoluto nei suoi ospiti originali, possibilmente pipistrelli o pangoline, le sue proteine Spike sono mutate per legarsi a molecole simili alla struttura della proteina umana ACE2, permettendogli così di infettare le cellule umane. Questo scenario sembra combaciare con altri recenti focolai di malattie causate da coronavirus nell’uomo, come la SARS, che sono nate da zibetti (simili a gatti) e la sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS), che è nata invece dai cammelli.

Secondo scenario Il nuovo coronavirus è passato dagli animali agli umani prima che diventasse in grado di causare malattie all’uomo. Quindi, a seguito di cambiamenti evolutivi graduali nel corso di anni o forse decenni, il virus ha infine acquisito la capacità di diffondersi da uomo a uomo e causare malattie gravi, spesso pericolose per la vita.

I ricercatori non conoscono ancora abbastanza il nuovo coronavirus per determinare quale di questi due scenari sia il più probabile, ma gli scienziati ne sanno abbastanza per concludere che è estremamente improbabile che sia stato progettato in un laboratorio per qualsiasi scopo, inclusa la bio-arma.

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