Avete sentito parlare del bacio non consensuale a Biancaneve? La vera storia di Biancaneve era inizialmente un racconto piuttosto macabro poi, con la Disney, la narrazione è divenuta adatta a tutti.
Nella fiaba originale, la Regina Malvagia vuole la prova della morte di Biancaneve. Chiede quindi al cacciatore di portarle fegato e polmoni di Biancaneve così da poterli mangiare e diventare, grazie a questi, la donna più bella del reame. Questa scena è presente nella versione originale dei Grimm ma non in quella della Disney. Dal canto suo, il cacciatore porta alla Regina le interiora di un cinghiale.
La regina le cucina bollite e poi, come pianificato, le mangia. E se nella versione Disneyana la Regina riesce subito nel suo intento con il trucco della mela avvelenata, nella versione originale occorrono ben tre tentativi differenti per far fuori la bella Biancaneve. Il fatto che tutte e tre le volte la Regina utilizzi lo stesso travestimento non rende la nostra Biancaneve un personaggio troppo sveglio.
E se in questi giorni monta la polemica sul bacio non consensuale a Biancaneve sappiate che quel Principe Azzurro cercava ben altro dalla inerme Biancaneve della quale apprezza il bel corpo. Che si tratti di necrofilia? Ma se un bel principe non ha svegliato Biancaneve, chi ha spezzato l’incantesimo? Ma i nani/becchini naturalmente, che nel calare la sua bara nella fossa l’hanno strattonata ben bene da farle rimbalzare via dalla gola il boccone avvelenato della mela.
Infine, nella storia originale, la regina malvagia è presente al matrimonio di Biancaneve, solo che è costretta dai festeggiati ad indossare arroventate scarpe di ferro e a ballare fino a morire.
Ma se le differenze tra le due versioni sono così sostanziali, bisogna dire che ci sono anche fatti che sono rimasti (quasi) inalterati. La regina cattiva è la matrigna di Biancaneve in entrambe le versioni e chiede allo specchio magico chi sia la più bella di tutte. Biancaneve è la colf dei sette nani: pulisce la loro casa e prepara loro la cena in cambio di ospitalità. La cattiva matrigna inganna Biancaneve facendola entrare in casa e mangiando la mela velenosa che ha preparato per lei. -Snow White è ingenua in entrambi e si incuriosisce di ciò che vendono le donne “contadine” e la lascia entrare, solo per essere portata alla sua morte. Anche nella favola dei Grimm, la Regina riesce ad intrufolarsi a casa di Biancaneve e a farle mangiare con l’inganno la mela avvelenata.
Il cartone animato d Biancaneve è uscito durante la Grande Depressione, un periodo in cui le persone avevano bisogno di una bella iniezione speranza, nelle loro vite e non di ulteriore tristezza. Ecco perché la Disney ha aggiunto il finale romantico e speranzoso.
Si racconta che dietro questa fiaba ci fosse quella che è la vera storia di Biancaneve, la storia di una bellissima ragazza cresciuta in un castello.
Il nome della vera vera Biancaneve sarebbe Maria Sophia von Erthal nata circa 300 anni fa. La sua lapide restaurata di recente è esposta presso il Museo Diocesano di Bamberg, in Germania. Ma se questa Maria Sophia è la musa ispiratrice di questa favola, avrà vissuto una vita felice e contenta? Non esattamente.
Maria Sophia von Erthal, la sorella del potente arcivescovo di Magonza, nacque nel 1725 nel castello di Lohr am Main a circa 100 km a ovest di Bamberg, nel sud della Germania.
Anche se tecnicamente non era una principessa, Maria Sophia è stata descritta nelle memorie di famiglia come “un angelo gentile e misericordioso, caritatevole con i poveri e molto sensibile alla sofferenza del popolo”. Chiaramente, aveva virtù da principessa.
Secondo lo storico Karlheinz Bartels, Philipp Christoph von Erthal, padre di Maria Sophia, non era necessariamente un Re, sebbene fosse trattato come tale dalla gente di Lohr. Von Erthal era Ambasciatore dell’arcivescovo di Magonza e questo significava lavorare al fianco di diversi Re e Imperatori in tutta l’Europa. Agli occhi dei cittadini di Lohr, questo era più che sufficiente per essere considerato egli stesso Re.
Nel 1743, la madre di Maria Sphia morì e suo padre, alla disperata ricerca di una nuova madre per i suoi figli, sposò Claudia Elisabeth Maria von Venningen, conosciuta anche come la Contessa Imperiale del Reichenstein.
La contessa divenne la matrigna dei sette figli di von Erthal e, in poco tempo, si guadagnò la reputazione di despota all’interno del castello. Venningen aveva due figli da un precedente matrimonio e si diceva che preferisse i suoi figli naturali ai figliastri. Proprio da questo si crede che provenga il riferimento della fiaba alla “matrigna cattiva”.
Poco dopo il loro matrimonio, von Erthal fece a sua moglie un magnifico regalo: uno specchio magico alto 1,6 metri ed abbellito con intricate decorazioni. Secondo Bartels, lo specchio è stato realizzato da una società di cui von Erthal era proprietario: “La Mirror Manufacture” intorno al 1720 ed è oggi esposto nel Museo Spessart.
Il museo insiste che si tratti proprio lo specchio che ha ispirato i fratelli Grimm ed è interessante notare che lo specchio porta la scritta in francese “Amour propre” amor proprio.
I fratelli Jacob e Wilhelm Grimm scrissero Biancaneve nel 1812, ma la storia non raggiunse la fama fino all’uscita, nel 1937 del film d’animazione della Disney.
Sebbene non ci siano prove che un cacciatore abbia tentato di ucciderla, secondo Bartels, la vita di Maria Sophia dall’arrivo della matrigna non sarebbe stata affatto facile. Non si sa neanche se ci fossero stati davvero dei nani nella vita di Maria Sophia. Tuttavia, pare che che solo uomini di piccola statura fossero in grado di lavorare nelle vicine miniere di Bieber. In più, il Castello di Lohr doveva necessariamente essere pieno di specchi e di oggetti di vetro, essendo von Erthal proprietario di una fabbrica di specchi. Anche la foresta della fiaba trova un riscontro geografico, esattamente in una foresta alla periferia di Lohr che era nota per essere la dimora di animali selvatici e di ladri in attesa che vittime potenziali si allontanassero dai sentieri battuti.
I fratelli Grimm scrissero di Biancaneve che doveva superare sette colline per raggiungere la casetta dei sette nani che lavoravano in una miniera. Ebbebe, appena fuori Lohr, c’è una miniera, oggi in disuso che può essere raggiunta percorrendo sette colline.
Per quanto riguarda le origini della mela avvelenata, Bartels afferma che Lohr ha molti frutteti ma in particolare la sua attenzione è stata attirata dalla l’Atropa Belladonna, un frutto che, si dice, abbia effetti anestetici.
Maria Sophia morì nel 1796 e la sua lapide fu conservata in una chiesa a Bamberg. Quando più tardi la chiesa fu abbattuta, la lapide fu portata in un ospedale che era stato fondato dal fratello di Maria Sophia. Negli anni ’70 del 900 La lapide è stata spostata ancora una volta negli anni e curata da una famiglia locale prima di essere donata al Museo Diocesano di Bamberga. Holger Kempkens, direttore del Museo Diocesano di Bamberga ha sottolineato che i fratelli Grimm vivevano a soli 50 km da Lohr am Main ed erano noti per ricavare storie dalle vicende che sentivano dalla gente del posto.
Recentemente i restauratori del museo sono riusciti a rivelare l’iscrizione sulla sua lapide in marmo. Si legge: “La nobile eroina del cristianesimo: qui riposa dopo la vittoria di Fede, pronta per la resurrezione trasfigurata“.
Purtroppo la vita di Maria Sophia non è finita molto bene. Maria Sophia non ha incontrato nessun principe che potesse salvarla da un incidente che le ha causato la cecità. Maria Sophia von Erthal è morta in un convento all’età di 71 anni. Questa è dunque la vera storia che ha ispirato Biancaneve.
La polemica su Biancaneve a breve distanza quelle sollevate su altri classici Disney come Dumbo e Gli Aristogatti. In questi classici qualcuno ci ha visto contenuti potenzialmente razzisti che erano potevano essere considerati “normali” nell’America degli anni quaranta/cinquanta me oggi sono diventati offensivi e inaccettabili. Il Bacio non consensuale a Biancaneve potrebbe urtare quindi la sensibilità di molte donne.
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