Se pensavi che la sega elettrica fosse stata inventata da qualche ingegnoso boscaiolo per tagliare alberi e legname allora rimarrai deluso. O forse sorpreso! L’antenato della motosega trova origini in sala parto.
L’idea di utilizzare una sega in sala parto può sembrare orribile, ed infatti lo era. Tuttavia questo atroce strumento ha, in epoche antiche, salvato molte vite quando come ultima risorsa veniva utilizzata nei casi di parto più complicati. Soltanto in seguito qualcuno ha intuito che quell’attrezzo ginecologico poteva trovare altri utilizzi ben più remunerativi.
Il parto nell’atichità
Come è ovvio, le donne hanno da sempre dato alla luce bambini. Prima dei moderni progressi della medicina, tuttavia, antibiotici, anestesia e addirittura basilari pratiche igieniche come lavarsi le mani rendevano il parto molto rischioso.
Complicazioni
Prima dei progressi medici, una complicazione durante il parto poteva costare alla donna anche la vita. Il taglio cesareo era una pratica poco utilizzata in quanto ritenuta pericolosa per l’alto rischio di infezioni. I medici erano costretti ad intervenire cin metodi alternativi.
Jean-René Sigault
Nel 1770, il medico francese Jean-René Sigault ispirato dagli scritti di un chirurgo francese risalenti al 1500 pensò ad un metodo per far nascere i bambini bloccati nel canale del parto.
Quello scritto del millecinquecento descriveva la distassi del pube praticata ad una donna incinta morta impiccata. La distassi del pube è la separazione della sinfisi pubica che, semplificando molto, è una cartilagine che unisce la parte destra e sinistra del pube.
A Sigault era quindi venuto in mente di separare chirurgicamente questa articolazione pelvica in modo tale da creare una più ampia apertura del bacino. In questo modo il bambino sarebbe potuto passare più agevolmente.
Al Primo Tentativo
Nell’ottobre del 1777 Sigault assistito da Alphonse le Roy tentarono questa procedura su una donna di 40 anni. Madame Souchot era impossibilitata al parto naturale a causa del suo rachitismo che le rendeva il bacino contratto. Madame aveva già perso quattro figli durante il parto e i medici erano quindi ormai convinti che l’unica possibilità era il cesareo. La pratica, però, era così tanto rischiosa che i medici erano convinti che la donna ne sarebbe morta.
Sigault e Le Roy avevano trovato la cavia perfetta ed eseguirono con successo la prima sinfisiotomia. Madre e figlio sopravvissero all’intervento e questa pratica divenne di uso comune per donne con un travaglio complicato.
La motosega flessibile di Aitkens
Il primo passo avanti nella tecnica della sinfisiotomia arrivò grazie ai medici scozzesi John Aitken e James Jeffray che idearono ed utilizzarono uno strumento che in seguito divenne noto con il nome di motosega flessibile di Aitkens.

Grazie a questo dispositivo flessibile i due medici John Aitken e James Jeffray erano in grado di rimuovere l’osso pelvico della donna riducendo i traumi ai tessuti vicini. Seghe rigide e coltelli affilati che erano prima utilizzati, potevano infatti provocare danni alle zone adiacenti l’intervento.
La motosega di Aitkens era realizzata con una sottile catena a maglie seghettate con dei manici allungati su entrambe le estremità. Ad una delle due estremità era possibile inserire un ago dalla punta smussata per meglio inserire la catena dientro l’osso pubico, prima di cominciare con il taglio.
La Sega di Gigli
C’è anche un po’ di Italia nella storia della sega elettrica quando nel 1890 l’ostetrico Leonardo Gigli sviluppò quella che fu poi chiamata Sega di Gigli. Simile alla sega di Aikens aveva però manici a forma di “T” che erano più facili da afferrare per il medico. La catena era formata da un filo attorcigliato con piccoli denti aguzzi che risultavano più semplici da mettere nella giusta posizione-

La fine della sinfisiotomia
La nascita dell’anestesia, il miglioramento delle procedure mediche e la maggiore cura dell’igiene potrarono la pratica della sinfisiotomia quasi a scomparire. All’inizio del ‘900 il parto cesareo era diventato più sicuro e così, la Sega di Gigli cambiò reparto passando dalla ginecologia all’ortopedia.
Addirittura oggi, che le amputazioni degli arti vengono eseguite con moderne apparecchiature, la sega Gigli viene utilizzata quando la precisione ed il controllo del taglio sono fondamentali.
La prima motosega per ossa
A destare scalpore fu il chiururgo ortopedico Bernhard Heine che nel 1830 presentò alla scienza medica la sua invenzione: la motosega medica.

La motosega medica di Heine era dotato di una manovella per far muovere la catena. In questa maniera era possibile tagliare un osso in modo relativamente rapido, risparmiando al paziente colpi di martello e scalpello e il raccapricciante rumore di una normale sega per ossa. In un’epoca in cui non c’era traccia di anestesia il tempo di intervento era fondamentale per far soffrire un paziente il meno possibile. Sebbene all’epoca dell’invenzione di Henie si eseguissero ancora le sinfisiotomie, questo strumento non era adatto a tale operazione. La motosega di Heine era però un osteotomo regolabile particolarmente ideale per altri tipi di interventi chirurgici.
Questa motosega per osssa era dotata di protezioni per delimitare bene l’area del taglio così da renderlo molto preciso anche in aree particolarmente delicate come il cranio.
Un tale gioiellino, però, risultava molto costoso. Nel 1872, la motosega di Heine era a catalogo a 300 dollari (quasi 6.700€ di oggi). Nello stesso anno, una motosega classica ne costava invece soltanto 5, poco più di 110€ di oggi. Inoltre, il suo utilizzo richiedeva una grande abilità e, sfortunatamente, Heine era uno dei pochi che riusciva ad usarla alla perfezione.
Il Debutto della Sega Elettrica
Nonostante l’osteotomo di Heine fosse indubbiamente bello e funzionale ci è voluto un bel po’ di tempo, prima che qualcuno si accorgesse che con le opportune modifiche, tale strumento avrebbe reso molto più semplice abbattere alberi.
Alcuni attribuiscono l’invenzione della sega elettrica per il legno all’inventore e naturalista John Muir che inventò nel 1897 una macchina per tagliare alberi. Tuttavia la sua era un macchinario enorme e pesante che richiedeva una gru per funzionare. Questa macchina per abbattere gli alberi non ebbe quindi un grosso successo commerciale.
Nel 1905 ci provò Samuel J. Bens, un taglialegna di San Francisco che chiese un brevetto per la sua “sega a catena senza fine” ispirata all’l’osteotomo di Heine. Anche questo era un oggetto grande, sebbene non enorme come quello di Muir e necessitava comunque di più operatori per essere utilizzata. Anche questa invenzione risultò poco pratica.
Più di un decennio dopo, il canadese James Shand brevettò la prima motosega portatile, anche se “portatile” era una forzatura considerando il suo ingombro.
Nel 1926, ci provò il meccanico tedesco Andreas Stihl che brevettò la prima motosega elettrica per il disboscamento. Stihl, tre anni dopo, ha messo in commercio anche una versione con motore a benzia della sua invenione. Tuttavia, anche questa volta gli strumenti richiedevano più di una persona per funzionare.
La prima motosega utilizzabile da una sola persona non sarebbe stata messa in produzione fino agli anni ’50, dando vita alla moderna motosega.