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Il computer dove si rilasciano i Green Pass è questo

Il computer dove si rilasciano i Green Pass è questo

Sui social media, troviamo questo post che vorrebbe provare che il green pass è un modo per il governo di controllare le nostre spese e il nostro patrimonio. Saremmo dunque spiati in gran segreto dal Governo che usa il Green Pass come una sorta di Cavallo di Troia per accedere alle informazioni sulle nostre spese e alle nostre abitudini. Con ogni probabilità, il fine è quello di colpirci nel portafogli.

Il testo del messaggio

Il computer dove si rilasciano i green pass è questo: dcg.gov.it

Al nome .dcg.gov.it è associato con equitaliariscossione.it e finanze.it.

Per favore ditemi che cosa vi serve ancora per capire che il green pass NON è cio che dicono.

Segue poi una schermata dove si mostra il risultato di un comando eseguito su terminale Linux dove un computer, interrogato sull’indirizzo dcg.gov.it mostra nelle risposte i nomi: equitaliariscossione.it e finanze.it

Il computer dove si rilasciano i Green Pass è questo

Proviamo anche noi

Digitando il comando sul nostro computer, abbiamo lo stesso risultato:

Non si tratta quindi di un fotomontaggio. Potete provare anche voi ed effettivamente, richiedendo informazioni al comando dig.

dig dgc.gov.it TXT

Volendosi quindi fermare alla risposta breve. Si. C’è un collegamento tra il sito dcg.gov.it con equitaliariscossione.it e finanze.it. Per sapere che tipo di collegamento, però, c’è bisogno di una risposta più lunga e complessa.

Il Comando DIG

Il comando dig può essere utilizzato da qualsiasi sistema operativo Linux (come nel post sui social media) o su MacOS (come nella nostra prova). DIG serve ad interrogare i server dei nomi DNS per ricevere informazioni su indirizzi host, scambi di posta, server dei nomi e informazioni correlate. 

Che cos’è un server DNS?

Il Domain Name System è la rubrica, o per meglio dire lo stradario di Internet. Quando gli utenti digitano il nome di un sito come ad esempio “parestrano.it” o “google.it” nei browser Web, il DNS è responsabile della ricerca dell’indirizzo IP corretto per tali siti. 

Senza farla troppo complicata, ogni sito internet risiede in un computer da qualche parte nel mondo. I testi, le foto e i disegni di qualsiasi sito internet si trovano memorizzati presso speciali computer. Questi computer hanno un indirizzo univoco e ben preciso chiamato IP. L’indirizzo IP di un computer è quindi come l’indirizzo fisico di una casa. Se qualcuno chiama una pizzeria per ordinare una consegna, deve fornire il proprio indirizzo fisico. Senza quell’indirizzo, il fattorino della pizza non avrà idea a quale casa consegnare la pizza! Senza indirizzo IP il tuo computer o il tuo cellulare non sapranno cosa desideri visualizzare sullo schermo. Ebbene il Domain Name System (DNS) serve ad associare un nome convenzionale (parestrano.it, google.it) ad un indirizzo preciso. Sempre per non farla troppo complicata, la maggior parte degli indirizzi dei siti internet o per meglio dire dei computer, dei server dove questi sono ospitati è rappresentato da quattro serie di numeri separati da punti, ad esempio: 188.114.96.15

Digitando “parestrano.it” sul vostro browser, questi chiederà al DNS l’indirizzo preciso. Il DNS gli risponderà 188.114.96.15 e voi vedrete magicamente comparire sullo schermo il nostro sito.

È come se la “Pizzeria Vesuvio” di Napoli chiedesse una fornitura di mozzarella. Dove andrebbe il camioncino delle consegne senza un indirizzo preciso?

Il comando DIG (che sta per Domain Information Groper – Cercatore di Informazioni sul Dominio), ci mostrerà l’indirizzo IP di un sito web.

DIG però è utilizzato anche per leggere altre informazioni di un dominio web come ad esempio i RECORD TXT, testi arbitrari che è possibile associare al domino in questione. L’utente del post sui social ha scelto non di cercare l’indirizzo IP del sito dcg.gov.it, ma di sbirciare all’interno della sezione testuale.

Leggere i risultati del Comando DIG

Le prime righe ricevute in risposta ci dice qualcosa su se stessa (versione 9.10.6) e sulle opzioni globali impostate (in questo caso, +cmd):

; <<>> DiG 9.10.6 <<>> dgc.gov.it TXT
;; global options: +cmd

Qui, dig ci dice alcuni dettagli tecnici sulla risposta ricevuta dal server DNS. 

;; Got answer:
;; ->>HEADER<<- opcode: QUERY, status: NOERROR, id: 63224
;; flags: qr rd ra; QUERY: 1, ANSWER: 1, AUTHORITY: 0, ADDITIONAL: 1

A noi interessa in particolare che il risultato non abbia riportato errori: NOERROR

Successivamente, dig ci ricorda quello che gli abbiamo chiesto di fare, ossia esaminare il sito dgc.gov.it e restituire un testo con il “Record TXT” impostato.

I record TXT sono un tipo di dati sul DNS (Domain Name System) che contengono informazioni di testo. I record TXT hanno vari scopi. Google li utilizza per verificare la proprietà del dominio e per garantire la sicurezza della posta elettronica.

;; QUESTION SECTION:
;dgc.gov.it.			IN	TXT

Finalmente una risposta

Arriva dunque il responso di DIG:

;; ANSWER SECTION:
dgc.gov.it.		600	IN	TXT	"v=spf1 mx mx:equitaliariscossione.it mx:finanze.it -all"

ed ecco che saltano fuori i domini equitaliariscossione.it e finanze.it

Un collegamento strano?

Si tratta comunque di siti governativi e quindi in ogni caso collegati tra loro. Quello che deve essere preso in considerazione, tuttavia è la scritta MX.

I valori MX fanno riferimento solo alla posta elettronica. Quindi, qualsiasi e-mail inviata o ricevuta da dgc.gov.it, passa per i server di posta di equitaliariscossione.it e finanze.it.

Questo non vuol dire che equitalia o il ministero delle finanze gestiscano necessariamente i dati dei green pass ma semplicemente che il sistema si appoggia su due server di posta esistenti. È come se per spedire le cartoline delle tue vacanze ti affidassi a poste italiane, che già esiste, piuttosto che fondare la tua stessa agenzia di poste.

Il computer dove si rilasciano i Green Pass è questo

Naturalmente questo non è Il computer dove si rilasciano i Green Pass. Nessun computer rilascia green pass. Si tratta semplicemente di un computer dove è ospitato IL SITO WEB. È verosimile che i dati dei green pass siano ospitati in reti di computer inaccessibili da semplici utenti.

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