Miti e Leggende

Changeling: i bambini scambiati in culla con dei sosia

Changeling

Il folclore europeo abbonda di creature stravaganti e affascinanti, ma forse nessuna di queste creature è più diffusa delle fate. Naturalmente, le fate del passato differivano notevolmente dalle loro controparti moderne. In molti vecchi racconti, le fate non erano benigne, ma malvagie e forse nessuna storia rappresenta questa malvagità meglio dei racconti sui Changelings.

Questi Changelings erano impostori, copie lasciate al posto dei bambini rapiti dalle fate. Sebbene inizialmente il bambino scambiato nella culla potesse sembrare il proprio vero figlio, a ben guardare c’erano diversi segni distintivi che rivelavano la vera identità dei Changelings. Alcune storie narrano persino che lo scambiato debba essere sottoposto a torture per rivelare la sua vera natura, il che ha portato a molti casi drammatici di abusi sui minori.

Molti studiosi del folclore e ricercatori moderni ritengono che il mito degli scambi di persona possa essere nato dalla mancanza di comprensione di determinate disabilità e condizioni, come l’autismo e altre malattie e deformità fisiche. Questa prospettiva moderna non fa altro che rendere le storie dei Changelings ancora più inquietanti.

La leggenda dei Changeling narrata dai fratelli Grimm.

Nel 1580, in un campo vicino a Breslavia, in Germania, viveva un nobile che ogni estate richiedeva ai suoi sudditi di lavorare al suo vasto campo di fieno. Nessuno veniva esentato da questo duro lavoro, nemmeno una giovane madre che aveva dato alla luce il suo primogenito appena una settimana prima. Senza alternative, la giovane madre portò il neonato con sé nel campo del nobile e si unì al lavoro, sistemando il bambino su un morbido fazzoletto d’erba.

Quando tornò per allattare il bambino, quest’ultimo iniziò a emettere ululati disumani e le morse il seno con una forza e una voracità tale che la donna gridò dal dolore e dalla sorpresa. Quel bambino non assomigliava minimamente a quello che era suo foglio, ma tornò a casa e lo tenne con sé per diversi giorni, sopportando nel frattempo il suo disgustoso comportamento fino a quando non riuscì più a tollerarlo.

La donna si rivolse al nobile per chiedere aiuto, e lui le disse: «Donna, se ritieni che questo non sia tuo figlio, allora fai una cosa. Portalo nel prato dove hai lasciato il tuo bambino precedente e colpiscilo vigorosamente con uno scudiscio. Allora assisterai a un miracolo».

La donna fece come le era stato detto e colpì il bambino con uno scudiscio fino a quando questo gridò. Fu in quel momento che apparve il Diavolo, tenendo tra le braccia il suo bambino rubato. Il Diavolo disse: «Ecco, hai ciò che desideravi!» e se ne andò portando via il bambino scambiato, lasciando alla donna il suo vero figlio.

Questa è solo una versione di una storia sui Changeling raccontata dai fratelli Grimm e, sebbene includa il Diavolo al posto delle fate, rappresenta l’essenza della maggior parte delle leggende sui Changeling.

Varianti del mito dei Changeling in tutta Europa

I fratelli Grimm hanno impostato la loro narrazione sui Changeling come una leggenda anziché come una fiaba.

Secondo le loro stesse parole, “Le fiabe sono più poetiche, le leggende sono più storiche. Mentre solo i bambini credono nella realtà delle fiabe, la gente non ha ancora smesso di credere nelle loro leggende“.

La differenza tra una fiaba e una leggenda, dunque, risiedeva nel fatto che gli adulti continuavano a credere nelle leggende. Fu proprio questa convinzione che portò nel 1895, all’omicidio di una donna irlandese di nome Bridget Cleary da parte del marito, che credeva che lei fosse un Changeling.

Alcune versioni delle leggende suggerivano che i Changeling fossero vecchie fate che desideravano trascorrere il resto dei loro giorni accudite dagli esseri umani. Altre versioni affermavano che i Changeling fossero bambini fatati.

Anche il motivo che spingava le fate a rapire bambini umani variava: per rafforzare la stirpe fatata, per la loro bellezza, o per pagare il Diavolo. Spesso i bambini più belli venivano presi e il Changeling lasciato al loro posto era di solito deforme, irascibile e spesso descritto come molto affamato.

Secondo i miti, il modo migliore per sbarazzarsi di questa creatura diabolica era fare loro del male in qualche modo, magari picchiandola o addirittura mettendola in un forno.

La triste e ovvia realtà, tuttavia, era che non esistevano Changeling e le fate non rubavano o sostituivano i bambini. La verità era che nelle famiglie contadine dell’Europa preindustriale, i bambini forti erano necessari per lavorare nei campi e risultava molto più facile giustificare l’infanticidio se il proprio figlio “non adatto” era in realtà un Changeling.

Giustificare l’infanticidio: la dolorosa verità sui Changeling

Quando si supponeva che un bambino fosse un Changeling, questo spesso subiva torture per fargli rivelare la propria identità e riportarlo alla forma originaria. Questo approccio ha causato un’enorme quantità di sofferenza per i bambini, soprattutto in Irlanda.

La poliomielite o qualsiasi altra malattia sconosciuta che si manifestava improvvisamente si spiegava dichiarando che il bambino fosse un Changeling, e di solito si consigliava ai genitori di picchiarlo, portarlo su una collina fatata o addirittura di bruciarlo. Solo raramente si suggeriva loro di trattare il bambino fatato con gentilezza affinché anche i loro veri figli potessero essere trattati gentilmente dalle fate.

C’è anche da tenere in considerazione che nelle società agricole dell’Europa antecedenti all’era industriale, le famiglie facevano affidamento sulla produttività di ogni individuo all’interno del nucleo familiare. Di conseguenza, i bambini affetti da disabilità fisiche, malattie o che richiedevano cure particolari erano purtroppo considerati un peso gravoso.

Un figlio “troppo vorace” era dunque considerato una minaccia al sostentamento di un’intera famiglia povera e numerosa. Spesso aggrapparsi alla storia del Changeling era quindi soltanto un’orrenda giustificazione all’infanticidio che avrebbe eliminato tale minaccia.

Occasionalmente, i genitori sono stati ritenuti responsabili di tali abusi. Uno di questi episodi avvenne nel 1690 a Gotland, in Svezia, quando una coppia subì un processo per aver abbandonato il loro bambino di dieci anni su un mucchio di letame durante la vigilia di Natale. Il bambino era malato e non stava crescendo come tutti gli altri bambini; la coppia credeva che si trattasse di un Changeling.

Speravano che, lasciando il bambino in un luogo del genere, gli elfi che presumibilmente avevano rapito il loro vero figlio glie lo avrebbero riportato indietro. Il bambino finì per morire per l’esposizione alle intemperie.

Il mito del Changelings e i bambini con disabilità

Alcuni genitori erano portati a credere che i loro figli con disabilità fossero dei mostri, una convinzione che cominciò a diminuire solo con i progressi scientifici nel corso del XVIII e XIX secolo.

Ad esempio, in un caso inquietante del 1826, una donna anziana irlandese di nome Ann Roche doveva accudire suo nipote di quattro anni, Michael Leahy, che non poteva camminare né dormire. Ann lo affogò in un fiume, presumibilmente credendo che il bambino fosse stato “incantato dalle fate”, come riportato in “Leggende e tradizioni fatate del sud dell’Irlanda” di Thomas Crofton Croker.

Durante il processo per omicidio, Roche dichiarò di aver annegato il bambino “per liberarlo dall’incantesimo delle fate”, credendo che ciò lo avrebbe guarito. La giuria dichiarò Roche non colpevole.