Sapete cosa vuol dire veramente «Bollicine», una delle canzoni simbolo di Vasco Rossi? Il messaggio è ben diverso da quello che pensiamo.
«Bollicine» è una delle canzoni più note di Vasco Rossi. Con questo singolo – che dà anche il titolo all’album omonimo – il rocker di Zocca si aggiudicò la vittoria al Festivalbar del 1983. Ancora oggi «Bollicine» è rimasto un pezzo, come va di moda dire ultimamente, considerato “iconico”.
Ma qual è il reale significato di questa canzone ancora adesso canticchiata dagli italiani? Cosa vogliono dire parole come «Bevi la coca cola che ti fa bene / Bevi la coca cola che ti fa digerire / Con tutte quelle, tutte quelle bollicine»? Sembrano versi buttati lì, slogan tutto sommato leggeri all’insegna dell’allegria e del godimento passeggeri. Come le famose bollicine, pronte a svanire in fretta dopo averci procurato un piccolo piacere momentaneo.
Inutile dire che non è precisamente così: il reale significato di «Bollicine» è tutt’altro che spensierato e meno ancora Vasco intendeva “sponsorizzare” il consumo della Coca-Cola. La citazione esplicita e ripetuta del marchio Coca-Cola si giocava – e si gioca – su ben altro registro che quello di una tutto sommato banale spensieratezza all’insegna del piacere della bevanda gassata più famosa al mondo.
«Bollicine»: ecco il significato della canzone di Vasco
A spiegare il reale significato di una delle sue canzoni più famose è stato proprio lui, Vasco Rossi. Su «Bollicine» il cantautore classe 1952 è tornato nel suo libro «XL. 40 anni di canzoni» per sottolinearne la natura provocatoria. Ma anche nel docufilm di Giorgio Verdelli «Siamo Solo Noi» Vasco ha definito la canzone come una provocazione contro la pubblicità, considerata «uno dei mali della società dei consumi».
«Bollicine» non fa che riprendere gli spot pubblicitari in voga all’inizio degli anni Ottanta. «Con quella pausa dopo “coca” mi divertivo a spaventare i benpensanti, quelli che avevano paura del mio linguaggio e delle mie canzoni», spiega Vasco Rossi nel suo «XL. 40 anni di canzoni». Ma non solo: «Mi divertiva anche prendere in giro gli stereotipi della pubblicità», aggiunge il cantante.
Tra questi, oltre alle pubblicità della Coca-Cola, anche gli spot della Piaggio che, nota Vasco, «per vendere di più ricorreva a un linguaggio nonsense, mutuato dal cabaret: “Chi vespa mangia le mele”». Un linguaggio «intellectual-correct» al quale Blasco replicava in maniera realistica e laconica con il suo «Chi non vespa più e si fa le pere». Una critica graffiante alla società dei consumi, in pieno stile Vasco Rossi. Altro che semplici bollicine spensierate…