Baby pensionati, in Italia tantissime persone la pensione di vecchiaia dagli anni Ottanta. I dati Inps attuali.
Mentre la politica dibatte su una revisione del sistema previdenziale in vista della nuova legge di Bilancio che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre, i dati dell’Istituto nazionale di previdenza sociale parlano chiaro. Il fenomeno è molto diffuso.
La situazione riguarda tutti i cittadini che godono dei criteri del sistema pensionistico agevolato che è stato in vigore dal 19873 al 1992. I lavoratori del sistema pubblico potevano ritirarsi dal lavoro dopo circa 20 anni, mentre le donne sposate e con figli dopo 14 anni.
La popolazione che gode di questo beneficio è molto ampia e ammonta a oltre 157mila persone, circa 95.045 del settore privato e 62.034 per il settore pubblico. Facendo una somma di tutte le pensioni Ivs, ovvero di vecchiaia, invalidità previdenziale e superstiti, le pensioni erogate tra gli anni Settanta e Ottanta sono in totale oltre 549mila. Di questi, oltre 437mila appartenenti al settore privato e circa 112mila appartenenti al settore pubblico.
L’Inps ha rilevato che prima del 1980 in Italia sono state erogate 18.717 pensioni, per l’età media di 52,3 anni e un assegno medio di circa 1.020 euro. Nel caso delle Pubbliche amministrazioni, sono state erogate 13.311 pensioni nello stesso periodo, con un assegno medio di circa 1.607 euro.
Baby pensioni, cosa sono e perché la politica ne sta parlando
Si chiamano comunemente baby pensioni e ad oggi, quelle erogate prima del 1980, quest’anno pesano sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi. Il fenomeno è ritenuto uno di quelli che pesano di più sull’attuale sistema previdenziale italiano. A rendere la situazione insostenibile nel più lungo periodo, sarà il calo demografico del nostro Paese che non accenna a migliorare.
In questi giorni il dibattito politico riguarda proprio le finestre mobili delle pensioni, in occasione della legge di Bilancio che dovrà essere approvata entro dicembre. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ipotizza di allungare le pensioni anticipate ordinarie a 43 anni e 4 mesi di contributi o dopo 43 anni e 5 mesi per gli uomini e 42 anni e 4 mesi per le donne.
Una riforma potrebbe permettere allo Stato di risparmiare circa un miliardo e mezzo di euro, ma la decisione potrebbe dividere la maggioranza di centrodestra.